anacronistici annali

Esorcizzo timori scrivendoli, ma la mole di carta non basta. Mi ritrovo a secco di parole, le mie vene di inchiostro sclerotiche e e aggiungo sale sul fuoco inconsapevolmente implicito del portare avanti un niente e un tutto. anche senza badare ai calendari dei giorni fissi, le ho sentite scorrere sulle mie arterie queste settimane. dopo due mesi abbracciati anche con le pezze fredde sui polsi e le dita ghiacciate, vengo senza quasi ammetterlo ad assuefarmi alle mie nuove foto ai muri, all’ordine irrazionale dei libri sullo scaffale e le camicie a pois appese per vendere ancora le mie ore. anche un anno fa ridevo al sole con un pastis che brilla nel bicchiere immaginando le poche nuvole sull’orizzonte messicano; ma, all’improvviso, quella nebulosa se n’è andata. e, senza nemmeno cercare,  sono inceppata in un’altra, radicata in così profondità da farmi credere che sia per sempre. non so quanto durerà l’impressione rara di sentire che mi mancherà. sfioro il calore e, infischiandomene di ridurre al minimo i rischi, mi coccolo senza poter immaginare di voler altro. ma la prova che ardo e desidero, vedendo troppe cose da bruciare, è questo mio vivere senza impiantarmi nei bozzoli scaldati a cui do filo senza troppo torcerlo. e seguendolo, mi perdo, con l’impressione di vagheggiare (come) su un autobus senza biglietto. ma, sono qui. sono perfino contenta malgrado la melanconia congenita, cronicamente preoccupata dell’accettare di rinunciare a ciò che non scelgo. ma sì, sono perfino una persona responsabile che sorride alla domanda surreale in perfetto orario dopo aver vegliato all’avorio vegetale dell’america latina. non è sempre facile essere felici, e ho ancora qualche difficoltà a credere che non costi niente ammetterlo. foto di http://ono-sendai.deviantart.com/

ostriche, trottoirs et félicitations

pneumatici-nel-mare-picNei riflessi dei gabbiani sull’acqua, tra le boe e le ostriche sul marciapiede, ritrovo il pizzicore degli occhi e le palpebre che si accigliano. Non ne sentivo la mancanza, senza nemmeno la consapevolezza di averli persi. o forse mi abbaglio con gli specchi del passato, non potendo ancora riuscire ad indietreggiare abbastanza nella foto che sto scattando per vederne i contorni e i colori lucenti.
perché anche se a momenti mi struggo credendomi mai abbastanza sicura di cosa voglio, mi rendo conto di avere già parlato di cosa sto facendo, di averci buttato parole e pensieri. non mi sento sola e non ho l’impressione di rater quelquechose, ma mi sento colpevole per il nulla che mi sfugge e potrebbe essere qualcosa.
ma aprendo gli occhi, vedo che è qua, adesso, che sto cogliendo, come ostriche arroccate sulle rocce, col sudore che cola in gocce di amicizia e ricordi da tenere. e non potrebbero essere altri perché sono questi!