sans aucune poesie possible

numero-telaiomi ritrovo schiaffata alla realtà senza baci ne’ abbracci
mi brucio la lingua con una tisana per farmi del bene
incapace di combattere i mulini a vento dopo una giornata sotto la pioggerellina paludosa e l’effimera inutilità del sorridersi senza pudore ne’ paura della vergogna di non trovare nulla in fondo al pozzo del condividere momenti, aria e polvere.
mi accascio senza voler far ricorso al magico, avendo già firmato per vendere l’anima senza remore e senza lasciarmi abbagliare dal bianco di altri sorrisi improvvisi.
vorrei gridare nel silenzio, incapace di aprir bocca senza sbraitare inutilmente. gocciolo fondendo ciò che non ho voluto vivere: una vita surgelata che scongelo a fior di pelle.

lenzuola e bolle di sapone

leggeri e effimeri come bolle di un bagno schiuma dalle note fragranti, i miei pensieri mi svolazzano attorno, sfiorandomi con carezze dolci. sotto un cielo che si schiarisce tra le nuvole di una pioggerellina che fa spuntare germogli dalla terra, sorrido specchiandomi nelle pupille verdi a macchioline che mi stanno accanto. abbracci che mi portano lontano tra la brezza calda di dune di sabbia e l’immediatezza di una pelle morbidamente liscia. ci attorcigliamo assaporando il vapore caldo di un bagno ritagliato nelle ore consacrate ad impegni salariali accantonati. e non basta che l’acqua si evapori perché io smetta di lasciarmi fremire da gocce di endorfine, cullata da cinguettii distanti. nel calduccio di una coperta di piume, non bado più ai macigni preoccupanti sul lato della testa. aspetto di ritornarci tra quelle braccia, rotolarmicisi dentro fino al cuore. non so cosa mi attendo, senza speranze ma con la voglia di stare bene. e come in una poesia, mi faccio dire che un mio abbraccio vale più di una riga che altera dopamina e piacere. acquisto fiducia al mercato dei complimenti innamorati, bella come medusa, mi sento galleggiare in un’acqua limpida che lascia trasparire mille possibilità. senza sapere dove arriverò navigando nelle mie lenzuola sgualcite da passione e sogni movimentati, mi lascio andare, sperando di non dover lanciare l’ancora. ancora

foto di paolalphotography http://paolalphotography.deviantart.com/art/drops-of-jupiter-245257072

cos’hai messo nel caffé?

con incurante e incredibile leggerezza, passo dall’abisso di una tristezza senza via di fuga allo svolazzare dolce di una libellula inebriata.
come un reduce da un inverno solo per metà metaforico, aleggio tra i raggi di un sole sempre meno obliquo, con lo sguardo sperso.
carte e dadi in mano non mi bastano per poter scegliere il da farsi, impossibile da specificare l’aleatorietà  di un percorso in cui quello che facciamo contribuisce senza determinare ciò che sarà.primavera carezze pneumatici abbandono
una tonnellata di secondi ammucchiati a fantasticare, reprimendo sensazioni nell’impossibile dei sogni, non basta a dar conto, nella realtà, di due notti di carezze e una giornata di parole calde tra i rami e le radici di alti platani bianchi sfiorati dall’acqua.
fingo di non conoscere l’alfabeto dei segni sparsi nella corrente delle relazioni, per poi stupirmi di averne i frutti tra le mani, come una mela caduta all’improvviso mi stordirebbe sfracellandosi sulla mia fronte. Eppure, mi rendo conto che, nonostante le mie lenti spesse, opache e annebbiate, riesco a sentire con relativa nitidezza le schegge d’elettricità che talvolta mi bombardano talmente forte da farmi tremare e indietreggiare impaurita. scossa dal timore di far del male, trovo difficile creare una breccia in cui lasciarmi infiltrare di bene e piacere.
ma qualche volta mi arrendo, depongo corazza e scudo di un cuore imbottito che incanala il cielo e mi lascio andare sulle onde di un fiume in piena. adesso è ancora più difficile immaginare dove mi porteranno quelle carezze e quegli sguardi talmente forti da potersi toccare.
senza vederne pianificazione, pur avendone annunciato il presentimento, ho sciolto quel legame a senso unico, quel ritrovarmi tra braccia collaudate e adattatimisi dal tempo, per ritrovarmi tra ossa che mi punzecchiano lasciandomi segni e lividi sulle cosce. li ho già vesti marcarmi le gambe, nella notte dei tempi di ricordi smarriti, capendo all’improvviso di essere cresciuta, tanto più sicura e libera nel saper scegliere dove accarezzare con una lingua che si disseta. mi inebrio con un odore nuovo e mi chiedo come continuerò a farlo, senza nemmeno pormi la domanda di se ci sarà un seguito. rinvigorisco all’idea che ogni sogno possa realizzarsi, ringalluzzendo la fiammella del mio cuore che batte forte. e non voglio vederci scelte binarie, distintamente nette, ma un affiancarsi di momenti tutti altrettanto possibili. scardinando i dettati di una fisica irrigidita, voglio vivere tutto alla volta e, non potendolo fare, voglio perdermi nel dondolare di un’altalena nel giardino fiorito di una palazzina scrostata. il profumo di un gladiolo irrora una giornata che scorre veloce sui raggi di un sole che si riflette sui miei neuroni, alleviati dall’aver trovato un approdo. insicuro forse, tentennante quanto me, ma mi apre le porte del possibile. l’urgenza improvvisa di una presenza importante da un giorno all’altro (seppur l’ avessi già sentita qui e qui).
come se avessi ritrovato la chiave di un enigma, rileggo a ritroso attimi carichi di significato differito ed è come mi facessi un’iniezione di fiducia nell’orizzonte e in me stessa.

 

foto di http://1violetstar9.deviantart.com/gallery/

orgasmo onirico

mi stringo a me stessa tra le lenzuola, mentre razionalmente so sbriciolare una voglia troppo incanalata, nel reale del sobbollire di specchi e sensazioni, mi ritrovo ad ammettere ad un’amica, che mi rimprovera scuotendo la testa, una monogamia non volorgasmo oniricouta. non cercata ma neppure rotta dal lasciarmi andare, come nei sogni, a quella sete incessante di piacere e paura che svanisce non appena affiora. mi ostino a voler ritrovare una sicurezza pericolosa per la mia voglia di svolazzare e provare (che fin troppo ben so reprimere dietro a filtri che mi fanno accontentare).  perché ho non so come la sensazione che godo se non mi accontento, soddisfazione incompleta altrimenti tautologicamente impossibile. eppure…