tristemente coquillettes au beurre

incapace di consolare nemmeno me stessa, fallisco inevitabilmente nel tentativo di lenire le incertezze sanguinolente altrui. scappo impaurita, incapace di parlare e sorridere vedendomi raggrinzita in uno specchio macchiato di dentifricio. e ho talmente tanta paura di farmi una pasta scotta che mi condanno a mangiarla sempre un po’ troppo cruda, con la scusa che, almeno, domani sarà ancora buona (come se lo fosse stata, spaghetti, acqua, pasta, coquilllettes, pentola, mettere su, amidooggi!).  mi sento spiaccicata come uno spaghetto stracotto che un ignaro straniero lancia contro il muro per assicurarsi che si attacchi.  tra il grasso nero di olio esausto e la limatura di vecchia ruggine scartavetrata con flessibili che fischiano, mi sembro uno spaghetto nella troppa poca acqua amidosa con le goccioline d’olio che fanno scivolar via ogni piacere. mi sento alone e non è soltanto una sensazione. realizzo all’improvviso che posso pure osare ed uscire da questo angustio dovere, ma non trovo altro che occasioni sprecate, come un manifesto serigrafato sul muro che annuncia un concerto  ieri.  non ho legami che non siano fatti di glutine, incapace a non scolar via con l’acqua sporca ogni qual volta che il gioco si fa bollente…