in giro per la rete

nel mio impeto traduttore, ho trovato un post di un blog in cui specchiarmi.

sensazioni altre, che riecheggiano veracemente.

traduco dal francese

senza sole in testa

un po’ di tempo fa, mi ero ripromessa di scrivere una presentazione con il sorriso sulle labbra.

Ma, visto che ancora oggi, sguazzo senza leggerezza, ho abbandonato l’idea di presentarmi e cedo fiduciosa ai benefici del picchiettio sulla tastiera. Come ogni cosa che inizio in questo momento, nessuna garanzia di successo. Peggio per me, almeno ho una buona scusa per non mettere le mani in pasta.

fuori, fa bello caldo luminoso (uccellini, fiori e germogli sugli alberi, cielo azzurro, eccetera). istantanee di una giornata di primavera inoltrata.

nonostante l’aria tiepida, dentro di me, una nebbia grigia e spessa mi avviluppa e mi soffoca (nessuna burrasca, nemmeno una tempesta, ma sento il muoversi difficile di pachiderma anchilosato). Dalida riecheggia nelle orecchie, ho la sensazione che i raggi di sole riscaldino la pelle, ma mai il cuore…[1]non riesco nemmeno ad arrabbiarmi per non riuscire ad approfittare della primavera che ho aspettato per tutto l’inverno.

gli unici petali che sento sono quelli delle lacrime a fior di pelle. il mio respiro paralizzato blocca i nervi, le palpebre si inumidiscono da sole.

questa mattina, ricerca disperata di un dottore: mi faccio cacciare dagli studi e finisco per accasciarmi piangente sulle scale dell’ultimo edificio, incapace, con voce rotta e tristezza muscolare, di ribattere alle scuse fasulle delle segretarie. Fossi stata bene, avrei potuto, con estrema facilità elemosinare un posticino per una visita veloce, organizzarmi per arrivare alle sette di mattina, insistere; ma, se fossi stata bene, non avrei avuto bisogno di vedere il bianco accecante di un camice apprettato.

I Velvet Underground passano rumorosamente su youtube, ma non scorre niente nelle mie vene [2]. A pensarci bene, mi sembra di avere cemento nelle arterie, che man mano indurisce appesantendo vita e ossa. E mi sembra di vedere mattoni di calcestruzzo che bloccano ogni uscita. Lo so, ci deve essere una mazza nascosta tra le macerie, ma senza forza per cercarla, non sono sicura di riuscire a brandirla.

Aspettando, tento di annegare in un bicchiere spesso di kratom. Come se cambiasse qualcosa. Oggi, almeno, non sarò nemmeno riuscita a sballarmi.

Mi stanco da sola, non immagino neanche il logorio degli eventuali lettori! Non affaticatevi a lanciarmi salvagenti, ho troppe cose da fare. Sono in partenza per qualche giorno in altri orizzonti e ho questioni da sbrigare. Ma lo faccio male, sto male. Ciononostante, in fondo al baratro del mio cuore, ci credo che le cose si rimetteranno a posto, il tempo è una ruota che gira. Non oggi, ma pazienza.

[1] orig. « Dalida résonne dans mes oreilles, j’ai l’impression que les rayons se posent sur ma peau, mais jamais sur mon cœur…» evoca la canzone Parole Parole il cui testo dice (nella versione originale) «Moi, les mots tendres enrobés de douceur/ se posent sur ma bouche mais jamais sur mon cœur» (nella versione italiana questa rima è stata espunta, con mio grande disappunto).

[2] Grande difficoltà traduttiva. Nell’originale « Les Velvet Underground s’écoulent bruyamment sur youtube, mais rien ne coule dans mes veines» ; non so proprio come rendere «s’écouler» (scorrere, di tempo)/«couler» (scorrere di liquido) in riferimento alle canzoni dei Velvet come It’s a perfect day o Heroin.

 

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